Aretha Franklin, teneramente conosciuta come la Regina del Soul da chiunque su questa terra, era una delle più grandi voci che il mondo abbia mai conosciuto. Tragicamente, la Franklin è morta nell’agosto del 2018 all’età di 76 anni, secondo quanto riportato da TMZ e dalla Associated Press. Nel corso della sua lunga vita, ha contribuito così tanto, ed era conosciuta non solo per la sua voce e la sua musica, ma per il suo senso di sé senza compromessi. Come tale, non è una sorpresa che uno dei suoi più grandi successi, “Respect”, era anche il modo in cui si definiva. Quel successo, si scopre, era in realtà una cover, ma Aretha Franklin ha fatto di “Respect” un inno femminista, e i fan vecchi e nuovi la ringraziano ogni giorno.
La canzone fu originariamente scritta come ballata da Otis Redding per il cantante Speedo Sims dei The Singing Demons, come riportato dallo scrittore Steve Chatterton. Redding è meglio conosciuto per le sue canzoni “(Sittin’ On) The Dock of the Bay” e “Try a Little Tenderness”, e per la sua voce bassa e rauca che conteneva una tonnellata di emozioni quando cantava. Il cantante alla fine registrò lui stesso “Respect”, mantenendola uptempo e mettendola nel suo album Otis Blue/Otis Redding Sings Soul, nel settembre 1965.
Ma due anni dopo, una venticinquenne Aretha Franklin mise le mani sul disco e ne fece una hit più grande di quanto si potesse immaginare. La sua versione del 1967 divenne rapidamente la numero 1 sia nella classifica R&B che in quella pop, ed è facile capire perché. Era molto più che uptempo; era orecchiabile, avvincente, e la sua voce ti faceva venire voglia di fare il tifo per lei e di cantarla tu stesso (a una frazione della qualità, ovviamente).
Essere una canzone originariamente cantata da un uomo, e poi ripresa da una donna, avrebbe senza dubbio cambiato il significato e il testo. Ma il modo in cui la Franklin l’ha fatta sua l’ha resa la canzone ispiratrice e iconica che tutti conosciamo oggi. Originariamente, la versione di Redding era dal punto di vista di un marito esausto e stanco. Lavorava tutto il giorno per mettere il cibo in tavola e provvedere alla sua donna, e tutto quello che voleva era che lei lo rispettasse. Le dava tutto il mondo materiale e anche di più, lei aveva tutto quello che poteva desiderare – la incoraggiava persino a fare casino con lui – purché lui ottenesse il suo rispetto quando tornava a casa. “Il rispetto è ciò di cui ho bisogno, il rispetto è ciò che voglio”, si lamenta. Beh, per la Franklin, cambiare semplicemente i pronomi di genere per adattarli alla sua prospettiva non sarebbe stato sufficiente.
La sua versione dice che tutti i soldi del mondo non avrebbero significato nulla se il suo uomo non le avesse mostrato un po’ di rispetto. Il suo uomo non è davvero all’altezza in quel settore, ma lei lo vuole così tanto. Addirittura ribalta il pezzo sul tradimento di Redding al suo compagno dicendo che non ha nessuna voglia di andare a cercare un altro uomo – “Non ti farò del male mentre sei via… perché non voglio” – vuole letteralmente solo che le venga mostrato rispetto.
In “Respect” della Franklin, non si parla dei soldi del suo amante, ma sicuramente una tonnellata dei suoi. La Franklin canta di avergli dato tutti i suoi soldi, e questa è una ragione per il rispetto che merita. E sì, i baci del suo uomo sono “più dolci del miele”, ma lui ha un’altra cosa in arrivo perché “indovina? Anche i soldi lo sono”. È una donna che lavora e che non ha tempo per uno scrub.
Per queste ragioni e molte altre, La versione di Aretha Franklin di “Respect” è diventata rapidamente l’inno femminista che il mondo stava aspettando. Appena un decennio prima dell’uscita della canzone, gli anni ’50 avevano visto una tendenza alla domesticità, con le donne che svolgevano il ruolo di custode e moglie. Ma la seconda ondata del femminismo era appena iniziata, e questo nuovo atteggiamento di indipendenza e rispetto intrinseco, indipendentemente da ciò che una donna fa per te, stava prendendo piede. “Respect” diede veramente voce al movimento, ed è una pietra miliare nella storia americana di come le donne stavano rimodellando i loro ruoli nella società.
Aretha Franklin era proprio la donna che predicava il suo valore, e allo stesso tempo creava la versione più notevole di “Respect”. La sua voce celestiale, la sua immensa gamma vocale e la personalità che ha portato in quella canzone le hanno fatto guadagnare il soprannome di “Regina del Soul” e l’hanno resa una delle voci più iconiche di tutti i tempi. Ci mancherà molto, ma la sua eredità continua a vivere. E che eredità è.