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La Dichiarazione del 7 novembre 1835, approvata dalla Consulta, aveva lo scopo di attirare il sostegno popolare alla causa texana dagli altri stati messicani. Quella dichiarazione chiedeva la statualità messicana per il Texas e giurava di fare la guerra finché la Costituzione del 1824, abrogata dalle azioni del presidente Antonio Lopez de Santa Anna, non fosse stata ripristinata.
Quando la Convenzione del 1836 si riunì a Washington-on-the-Brazos il 1 marzo 1836, tale temporeggiamento non era più accettabile. Il primo giorno, il presidente della Convenzione Richard Ellis nominò un comitato per redigere una Dichiarazione d’Indipendenza.
George Childress, il presidente del comitato, è generalmente accettato come l’autore della Dichiarazione d’Indipendenza del Texas, con poco aiuto dagli altri membri del comitato. Poiché il documento di 12 pagine fu sottoposto al voto dell’intera convenzione il giorno seguente, Childress probabilmente aveva già con sé una bozza del documento al suo arrivo. Mentre i delegati lavoravano, ricevevano regolari rapporti sull’assedio in corso ad Alamo da parte delle forze delle truppe di Santa Anna.
Una Repubblica del Texas libera e indipendente fu dichiarata ufficialmente il 2 marzo 1836. Nel corso dei giorni successivi, 59 delegati, ognuno dei quali rappresentava uno degli insediamenti del Texas, approvarono la Dichiarazione d’Indipendenza del Texas. Dopo che i delegati firmarono la dichiarazione originale, vennero fatte 5 copie e spedite alle città texane designate di Bexar, Goliad, Nacogdoches, Brazoria e San Felipe. Furono ordinate mille copie stampate in forma di volantino.
La Dichiarazione Unanime d’Indipendenza fatta dai
delegati del Popolo del Texas in Convenzione Generale nella
Città di Washington il 2 marzo 1836
Quando un governo ha cessato di proteggere la vita, quando un governo ha cessato di proteggere la vita, la libertà e la proprietà del popolo, dal quale derivano i suoi legittimi poteri, e per il progresso della cui felicità è stato istituito, e così lontano dall’essere una garanzia per il godimento di questi inestimabili e inalienabili diritti, diventa uno strumento nelle mani di malvagi governanti per la loro oppressione.
Quando la Costituzione federale repubblicana del loro paese, che hanno giurato di sostenere, non ha più un’esistenza sostanziale, e l’intera natura del loro governo è stata forzatamente cambiata, senza il loro consenso, da una ristretta repubblica federativa, composta di stati sovrani, a un consolidato dispotismo militare centrale, in cui ogni interesse è trascurato tranne quello dell’esercito e del sacerdozio, entrambi gli eterni nemici della libertà civile, i servi sempre pronti del potere, e gli strumenti abituali dei tiranni.
Quando, molto tempo dopo che lo spirito della costituzione si è allontanato, la moderazione è alla fine persa così tanto da coloro che sono al potere, che anche la parvenza di libertà è rimossa, e le forme stesse della costituzione interrotte, e così lontano dal considerare le loro petizioni e rimostranze, gli agenti che le portano sono gettati nelle prigioni, ed eserciti mercenari inviati per forzare un nuovo governo su di loro con la punta della baionetta.
Quando, in conseguenza di tali atti di malaffare e abdicazione da parte del governo, prevale l’anarchia e la società civile si dissolve nei suoi elementi originali. In una tale crisi, la prima legge di natura, il diritto di autoconservazione, il diritto inerente e inalienabile del popolo di appellarsi ai primi principi e di prendere in mano i propri affari politici in casi estremi, impone come un diritto verso se stessi, e un obbligo sacro verso i propri posteri, di abolire tale governo e di crearne un altro al suo posto, calcolato per salvarli dai pericoli imminenti e per assicurare il loro futuro benessere e felicità.
Le nazioni, così come gli individui, sono responsabili dei loro atti di fronte all’opinione pubblica dell’umanità. Una dichiarazione di una parte delle nostre rimostranze è quindi presentata ad un mondo imparziale, a giustificazione del passo rischioso ma inevitabile ora preso, di recidere il nostro legame politico con il popolo messicano, e assumere un atteggiamento indipendente tra le nazioni della terra.
Il governo messicano, con le sue leggi di colonizzazione, ha invitato e indotto la popolazione anglo-americana del Texas a colonizzare le sue terre selvagge sotto la fede promessa di una costituzione scritta, che avrebbe continuato a godere di quella libertà costituzionale e di quel governo repubblicano a cui erano stati abituati nella terra in cui erano nati, gli Stati Uniti d’America.
In questa aspettativa sono stati crudelmente delusi, in quanto la nazione messicana ha acconsentito agli ultimi cambiamenti fatti nel governo dal generale Antonio Lopez de Santa Anna, il quale, avendo rovesciato la costituzione del suo paese, ci offre ora la crudele alternativa di abbandonare le nostre case, acquisite con tante privazioni, o di sottometterci alla più intollerabile di tutte le tirannie, il dispotismo combinato della spada e del sacerdozio.
Ha sacrificato il nostro benessere allo stato di Coahuila, con il quale i nostri interessi sono stati continuamente depressi da una legislazione gelosa e parziale, portata avanti in una sede di governo lontana, da una maggioranza ostile, in una lingua sconosciuta, e anche questo, nonostante che abbiamo fatto petizioni nei termini più umili per l’istituzione di un governo statale separato, e abbiamo, in conformità con le disposizioni della costituzione nazionale, presentato al Congresso generale una costituzione repubblicana, che fu, senza giusta causa, sprezzantemente respinta.
Ha incarcerato in una prigione, per lungo tempo, uno dei nostri cittadini, per nessun’altra causa se non uno zelante tentativo di procurare l’accettazione della nostra costituzione e l’istituzione di un governo statale.
Ha fallito e rifiutato di assicurare, su una solida base, il diritto al processo con giuria, palladio della libertà civile, e unica sicura garanzia per la vita, la libertà e la proprietà del cittadino.
Non è riuscita a stabilire alcun sistema pubblico di istruzione, sebbene possedesse risorse quasi illimitate (il dominio pubblico) e sebbene sia un assioma della scienza politica che se un popolo non è istruito e illuminato, è inutile aspettarsi la continuazione della libertà civile o la capacità di autogoverno.
Ha permesso ai comandanti militari, di stanza tra noi, di esercitare atti arbitrari di oppressione e tirannia, calpestando così i più sacri diritti dei cittadini, e rendendo i militari superiori al potere civile.
Ha sciolto, con la forza delle armi, il Congresso statale di Coahuila e Texas, e ha obbligato i nostri rappresentanti a fuggire per la vita dalla sede del governo, privandoci così del fondamentale diritto politico di rappresentanza.
Ha richiesto la consegna di un certo numero di nostri cittadini, e ha ordinato a distaccamenti militari di catturarli e portarli all’interno per essere processati, in disprezzo delle autorità civili e in spregio alle leggi e alla costituzione.
Ha compiuto attacchi pirateschi al nostro commercio, incaricando disperati stranieri e autorizzandoli a sequestrare le nostre navi e a trasportare le proprietà dei nostri cittadini in porti lontani per la confisca.
Ci ha negato il diritto di adorare l’Onnipotente secondo i dettami della nostra coscienza, sostenendo una religione nazionale, calcolata per promuovere l’interesse temporale dei suoi funzionari umani, piuttosto che la gloria del Dio vero e vivente.
Ci ha chiesto di consegnare le nostre armi, che sono essenziali per la nostra difesa, proprietà legittima degli uomini liberi, e formidabili solo per i governi tirannici.
Ha invaso il nostro paese sia per mare che per terra, con l’intento di distruggere il nostro territorio e cacciarci dalle nostre case; e ora ha un grande esercito mercenario che avanza, per portare avanti contro di noi una guerra di sterminio.
Ha, attraverso i suoi emissari, incitato il selvaggio spietato, con il tomahawk e il coltello da scalpo, a massacrare gli abitanti delle nostre frontiere indifese.
E’ stato, per tutto il tempo del nostro legame con esso, lo sport spregevole e la vittima di successive rivoluzioni militari, e ha continuamente esibito tutte le caratteristiche di un governo debole, corrotto e tirannico.
Queste e altre lamentele sono state pazientemente sopportate dal popolo del Texas, finché non hanno raggiunto quel punto in cui la tolleranza cessa di essere una virtù. Allora prendemmo le armi in difesa della costituzione nazionale. Abbiamo fatto appello ai nostri fratelli messicani per l’assistenza. Il nostro appello è stato fatto invano. Nonostante siano trascorsi mesi, nessuna risposta comprensiva è stata ancora udita dall’Interno.
Siamo quindi costretti alla malinconica conclusione che il popolo messicano ha acconsentito alla distruzione della sua libertà e alla sostituzione di un governo militare; che è inadatto ad essere libero e incapace di autogoverno.
La necessità di autoconservazione, quindi, decreta ora la nostra eterna separazione politica.
Noi, quindi, i delegati con poteri plenari del popolo del Texas, in una solenne assemblea riunita, facendo appello ad un mondo candido per le necessità della nostra condizione, con la presente risolviamo e dichiariamo che il nostro legame politico con la nazione messicana è finito per sempre, e che il popolo del Texas costituisce ora una repubblica libera, sovrana e indipendente, ed è pienamente investito di tutti i diritti e gli attributi che propriamente appartengono alle nazioni indipendenti; e, consapevoli della rettitudine delle nostre intenzioni, affidiamo senza timore e con fiducia la questione alla decisione del supremo arbitro dei destini delle nazioni.
John S. D. Byrom |
Richard Ellis, presidente James Collinsworth Charles B. Stewart Geo. C. Childress Benj. Briggs Goodrich |