La statua in bronzo del David di Donatello (circa 1440) è famosa come la prima opera in piedi non sostenuta in bronzo fusa durante il Rinascimento, e la prima scultura maschile nuda indipendente realizzata dall’antichità. Raffigura Davide con un sorriso enigmatico, in posa con il piede sulla testa mozzata di Golia subito dopo aver sconfitto il gigante. Il giovane è completamente nudo, a parte un cappello e stivali di alloro, e porta la spada di Golia.
La creazione dell’opera non è documentata. La maggior parte degli studiosi suppone che la statua sia stata commissionata da Cosimo de’ Medici, ma la data della sua creazione è sconosciuta e ampiamente contestata; le date suggerite variano dal 1420 al 1460 (Donatello morì nel 1466), con l’opinione della maggioranza che recentemente cade nel 1440, quando il nuovo Palazzo Medici progettato da Michelozzo era in costruzione. Secondo una teoria, fu commissionato dalla famiglia Medici negli anni 1430 per essere collocato al centro del cortile del vecchio Palazzo Medici. In alternativa potrebbe essere stata fatta per quella posizione nel nuovo Palazzo Medici, dove fu collocata più tardi, il che collocherebbe la commissione a metà degli anni 1440 o anche più tardi. La statua è registrata lì solo dal 1469. La famiglia Medici fu esiliata da Firenze nel 1494, e la statua fu spostata nel cortile del Palazzo della Signoria (il David di marmo era già nel palazzo). Nel XVII secolo fu trasferita a Palazzo Pitti, nel 1777 agli Uffizi e infine, nel 1865, al Museo Nazionale del Bargello, dove si trova tuttora.
Secondo il Vasari, la statua si trovava su una colonna disegnata da Desiderio da Settignano al centro del cortile di Palazzo Medici; un’iscrizione sembra aver spiegato il significato della statua come monumento politico. Un manoscritto del quattrocento che contiene il testo dell’iscrizione è probabilmente un precedente riferimento alla statua; sfortunatamente il manoscritto non è datato. Anche se un significato politico per la statua è ampiamente accettato, quale sia questo significato è stato oggetto di un considerevole dibattito tra gli studiosi.
L’iconografia del David di bronzo segue quella del David di marmo: un giovane eroe sta con la spada in mano, la testa mozzata del suo nemico ai suoi piedi. Visivamente, tuttavia, questa statua è sorprendentemente diversa. Il David è sia fisicamente delicato che notevolmente effeminato. Si dice che la testa sia stata ispirata dalle sculture classiche di Antinoo, un favorito di Adriano rinomato per la sua bellezza. Il fisico della statua, in contrasto con la grande spada in mano, mostra che Davide ha vinto Golia non per prodezza fisica, ma attraverso Dio. La nudità del ragazzo implica ulteriormente l’idea della presenza di Dio, contrastando il giovane con il gigante pesantemente corazzato. Davide è presentato non circonciso, cosa consueta per i nudi maschili nell’arte rinascimentale italiana.
ControversiaModifica
La barba di Golia si arriccia intorno al piede con i sandali di Davide, come se il giovane eroe stesse facendo scorrere le dita dei piedi tra i capelli del suo avversario morto. Golia indossa un elmo alato. Il piede destro di Davide poggia saldamente sulla corta ala destra, mentre l’ala sinistra, considerevolmente più lunga, si fa strada lungo la gamba destra fino all’inguine.
La figura è stata interpretata in vari modi. Uno è quello di suggerire che Donatello era omosessuale e che stava esprimendo questo atteggiamento sessuale attraverso questa statua. Un secondo è quello di suggerire che l’opera si riferisce ai valori omosociali della società fiorentina senza esprimere le tendenze personali di Donatello. Tuttavia, durante il Rinascimento la sodomia era illegale e più di 14.000 uomini erano stati processati a Firenze per questo crimine, quindi questa implicazione omosessuale sarebbe stata pericolosa. Una terza interpretazione è che il David rappresenti lo sforzo di Donatello di creare una versione unica del nudo maschile, di esercitare una licenza artistica piuttosto che copiare i modelli classici che erano stati finora le fonti per la rappresentazione del nudo maschile nell’arte rinascimentale.
Cambiamento nell’identificazioneModifica
L’identificazione tradizionale della figura fu messa in discussione per la prima volta nel 1939 da Jeno Lanyi, con un’interpretazione che propendeva per la mitologia antica, l’elmo dell’eroe suggerendo soprattutto Hermes. Un certo numero di studiosi negli ultimi 70 anni hanno seguito Lanyi, a volte riferendosi alla statua come David-Mercury. Se la figura fosse davvero destinata a rappresentare Mercurio, si potrebbe supporre che stia in cima alla testa del gigante sconfitto Argus Panoptes. Tuttavia, questa identificazione è certamente errata; tutti i riferimenti quattrocenteschi alla statua la identificano come David.
Restauro
La statua è stata sottoposta a restauro da giugno 2007 a novembre 2008. Era la prima volta che la statua veniva restaurata, ma le preoccupazioni per gli strati di “cere mineralizzate” sulla superficie del bronzo hanno portato all’intervento di 18 mesi. La statua è stata raschiata con bisturi (sulle aree non dorate) e laserata (sulle aree dorate) per rimuovere l’accumulo superficiale.
Copie e influenze
C’è un calco in gesso a grandezza naturale (con una spada rotta) nel Victoria and Albert Museum di Londra. C’è anche una copia in marmo bianco a grandezza naturale nella Temperate House del Royal Botanic Gardens, Kew, Surrey, a poche miglia dal centro di Londra. Oltre alle copie nel Regno Unito, c’è anche un’altra copia allo Slater Museum alla Norwich Free Academy di Norwich, Connecticut, Stati Uniti.
David continuò ad essere un soggetto di grande interesse per i mecenati e gli artisti italiani. Le rappresentazioni successive dell’eroe biblico includono il David di Antonio del Pollaiuolo (Berlino, Staatliche Museen, 1470 circa, dipinto su tavola), il David del Verrocchio (Firenze, Bargello, anni ’70, bronzo), il David di Domenico Ghirlandaio (Firenze, S. Maria Novella, 1485 circa, affresco), il David di Bartolomeo Bellano (New York, Metropolitan Museum of Art, anni 1470, bronzo), il David di Michelangelo (Firenze, Accademia, 1501-1504, marmo) e il David di Bernini (Roma, Galleria Borghese, 1623-24, marmo).